Santa Giulia vita e culto in terra bresciana

S.Giulia

Secondo la tradizione agiografica, Santa Giulia nacque a Cartagine nel V secolo d.C.
Quando i Vandali di Genserico invasero l’Africa settentrionale, fu fatta schiava e deportata prima in Oriente e poi in Corsica, dove venne acquistata da un nobile romano.
Costui, si racconta, cercò di costringerla a venerare gli idoli pagani, ma Giulia, incrollabile nella sua fede cristiana, rifiutò; fu costretta, per questo suo gesto, a subire un processo e il martirio.
La tradizione vuole che le sue spoglie, sepolte nell’isola di Gorgona, siano state trasferite a Brescia nel 762-763 da Desiderio e dal figlio Adelchi; per accoglierle, il sovrano longobardo avrebbe disposto la costruzione della cripta di San Salvatore.

Il Monastero di S. Giulia

L’area sulla quale sorse, nell’VIII secolo, il monastero di S. Salvatore era già edificata in età romana.
Gli scavi archeologici, condotti a più riprese a partire dal secondo dopoguerra, infatti, hanno portato alla luce i resti di una grandiosa domus.
Nel VI secolo la stessa zona fu occupata da modeste abitazioni; si trattava di capanne in legno di piccole proporzioni realizzate sfruttando le murature superstiti della domus.
Nel 753 vennero fondati, da Desiderio, duca longobardo e dalla moglie Ansa, la chiesa ed il monastero di S. Salvatore. La data di fondazione è riportata in un Rituale scritto nel 1438.
All’interno della basilica di S. Salvatore, nel 762-763, venne realizzata la cripta che doveva ospitare le reliquie di S. Giulia. Per questo motivo, il monastero avrà nei secoli la duplice denominazione.
Il monastero, edificato su un’area appartenente al fisco longobardo, venne dotato di un ricchissimo patrimonio fondiario, esteso non solo nel bresciano ma anche in diverse zone dell’Italia, in Emilia, in Toscana e nei ducati di Spoleto e di Benevento.
Dopo la sconfitta dei Longobardi ad opera di Carlo Magno, il monastero di S. Salvatore – S. Giulia non solo continuò le sue attività, ma addirittura numerose donazioni incrementarono il suo patrimonio.
All’inizio del IX secolo risale la fondazione dello Xenodochio, che forniva assistenza ed ospitalità ai pellegrini.
Secondo le ipotesi più recenti, la basilica di S. Salvatore, in gran parte conservata fino ai nostri giorni, apparterrebbe al nucleo originario del monastero omonimo.
Venne costruita sui resti di una chiesa più antica, probabilmente del VII secolo. Lo spazio interno è diviso in tre navate da due file di colonne. Diverse tra loro per lavorazione, così come i capitelli, esse testimoniano la prassi, diffusa in età medievale, del recupero di materiali antichi.

S. Giulia al Villaggio Prealpino

Il quartiere del Vill. Prealpino nasce alla fine degli anni ‘50, grazie all’opera instancabile di p. Ottorino Marcolini, ingegnere e padre filippino. La chiesa viene costruita alcuni anni dopo e viene dedicata a S. Giulia in onore della vecchia madre di p. Marcolini.
Presso il seminario vescovile «Maria Immacolata», e prima ancora presso il vecchio seminario di «San Cristo», si trovavano le spoglie di S. Giulia. Abituata a trasmigrare, “da Cartagine a Nonza, da Nonza a Gorgona, dalla Gorgona a Livorno, da Livorno a Brescia, dal 1969 S. Giulia ha trovato una stabile collocazione nel sarcofago dell’altare maggiore della chiesa del Villaggio Prealpino.

 

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